02\12\2013
Siamo all’interno del Liceo Emilio G. Segrè. Non è un giorno
qualunque questo, strani esseri si aggirano per l’istituto. Somigliano tanto ai protagonisti zombie di qualche film fantascientifico, per
la gioia dei fanatici dei videogames che già hanno pronte le armi da live
action. Per ora la mia strategia è stata
rimanere rintanata in un angolo a mangiare biscotti, cercando di simpatizzare
con lo scheletro nell’aula di chimica, tenendomi in una posizione di sicurezza.
Ma neanche la mia inguaribile pigrizia poteva tenere a
freno il mio istinto giornalistico,non
potevo starmene in silenzio , non dopo
occasioni così insolite per cui scrivere, e si sa , il giornalista campa
di novità. Quindi mi sono costretta ad abbandonare coperte e cioccolato e insieme alla mia troupe, partire (?)
style Indiana Jones,cercando di documentare il tutto. Non conosciamo i
rischi reali di quest’impresa. Per ora il massimo del contatto è stata una “scatarrata”
che ha colpito in pieno viso una mia collega: non sappiamo se si riprenderà mai.
Dura la vita del giornalist- * schiva starnuto in piena faccia *.
I soggetti studiati presentano segni caratteristici come
occhi gonfi e cisposi, e camminata
irregolare, stile post-sbornia tanto per capirci, per informare i curiosi e motivare il
fenomeno, bisognerà partire da molto tempo prima…
4
GIORNI PRIMA
San Cipriano d’Aversa, ore 8:45, piazzale del liceo.
Il cielo è sereno limpido,come a fare un netto
contrasto con l’agitazione che serpeggia
tra gli studenti in questo momento: è ben chiaro a tutti che questa non sarà una normalissima giornata di scuola.
Ci è stato impedito l’accesso alla parte interna
dell’istituto, e sotto non so quali
direttive, aspettiamo l’arrivo dei rappresentanti di istituto, carichi di
impazienza e aspettativa.
Nel momento esatto in cui credo che mi sia per staccare
qualche arto dal corpo per il freddo e maledicendo non so quale divinità
pagana, lo scricchiolio metallico e
familiare del cancello riesce a rianimare me e altre 800 persone da uno stato
di torpore quasi mistico.
Ma non è per quello che si iniziano a udire esclamazioni di
stupore: leggo sul volto dei presenti, per una frazione di secondo, il più
sincero sbigottimento e poi come in un coro studiato, partono grida burgunde di
giubilo :dal terrazzo del complesso, luogo per noi invalicabile -ma che, non so
voi, ho sempre voluto visitare, forse a causa delle troppe fiction viste- viene fatto calare, bianco, contro il muro sporco, uno striscione con una
scritta vivida e carica di conseguenze:
Ebbene si! Come avete potuto capire, questi sono stati
giorni frenetici e a dir poco unici al Segrè.
Quella reale e tanto temuta, un motivo di dibattito gli anni
passati, un ‘ incognita che fino ad ora mai nessuno ha avuto il coraggio di
affrontare.
L’eccitazione serpeggiava nell’aria, a partire dalla
riunione studentesca organizzata nel cortile interno alla scuola . I rappresentanti d’istituto dall’alto della
scala del secondo piano armati di microfoni e amplificatori, si prodigavano in
gesti sconclusionati per attirare l’attenzione generale.
Quando finalmente è
sceso il silenzio e sono stati elencati i vari motivi per occupare , io
ero talmente stordita dalla folla che posso giurare di avere sentito nell’aria
urlare da qualcuno la frase:” Diamo inizio ai 75°
Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
Mentre mi preparavo ad utilizzare i
ghiaccioli che mi si erano formati sotto il naso per usarli come arma, il tocco,
non poco brusco, della tizia che mi stava a fianco mi riscuote dalla fantasie e
riesco a cogliere il resto del reale messaggio dei rappresentanti:ovviamente,
primo tra tutti i motivi
dell’occupazione,vi era quello delle aule mancanti e il problema non ancora
risolto di quelle esistenti e a dir poco fatiscenti. E posso testimoniare, come persona che passa le sue giornate in
un’aula che, con un po’ di pioggia si
trasforma in uno scolapasta, che la situazione non è delle migliori.
Dai vari sit-in organizzati-che non ho mancato di
commentare- all’incontro organizzati con l’onorevole Zinzi, che altro non servi a blandire gli animi e a
sfasciare lo sciopero organizzato, alle varie incursioni alla prefettura,che ci ha elegantemente liquidati,
fino ad ora è stato tutto un susseguirsi di iniziative e bollori mai veramente
placati. Era solo questione di attimi prima che l’esasperazione crescesse e
portasse ad una soluzione –si spera- drastica.
I giorni prima dell’occupazione sono stanti densi di
dibattiti e ovviamente eravamo molto lontani dall’ottenere il “consenso generale” tra l’altro in una
situazione così delicata mi stupirei non ci fosse un minimo di reticenza.
Al di là del naturale senso di aspettativa ed esaltazione che
sempre fa capolino, quanto si tratta di novità , l’impatto di una simile
decisione ti si riversa in certo senso addosso in una frazione di secondo nel
momento più inaspettato, come una doccia fredda, sotto forma di dubbi e incertezze, una
consapevolezza , che -così come in passato erano state l’immaturità, l’opposizione
palese delle autorità, o il semplice fatto che non eravamo pronti , il terrore
di mettersi in gioco, le responsabilità significative, già di per sè complicate
da assumerci quando si parla di noi stessi-tale da farci fermare quasi . Forse
noi studenti del Segrè sentiamo in un certo senso il peso di un’occupazione
diversamente da altri istituti perché le esperienze negative , significative e
palpabili, concrete e preoccupanti sono ovviamente da ricercarsi nel
lontano autunno 2007.
Anno tristemente
famoso per il nostro istituto, quando qualcuno durante la prima
occupazione mai organizzata, dotato di un cervello grande quanto una
nocciolina, probabilmente infastidito dalle zanzare che avevano fatto piante
stabile nelle sua scatola cranica , decise di
trasformare bellamente la struttura scolastica, in un falò per marshmallow gigante.
Il disastro e le complicazioni che
comportarono quel gesto, lontano da quelle più spicciole e materiali, come il
dover appoggiarsi ad un altro istituto,facendo turni pomeridiani, le stiamo scontando
ancora oggi. Io non ero presente personalmente come studente ma ricordo
perfettamente la sensazione di devasto che provai nel vedere le immagini
del disastro, un qualcosa di simile che si prova nel vedere al telegiornale la
proprio casa distrutta, senza poter aver potuto fare nulla. Il restauro che seguì
fu lungo e angosciante, e la fiducia negli studenti era ormai persa.
Proprio per questo la decisione di occupare ha richiesto
coraggio e, soprattutto, voglia di riscatto, il dimostrare che siamo diversi,
siamo cresciuti, pieni di voglia di fare, tramite ogni mezzo,che per
troppo tempo ci era stata negata e non semplicemente ad aderire ad una
manifestazione come un branco di cani dal basso QI.
Reprimendo la voglia immane di saltare sui banchi urlando “We don’t need no education! Hey, Teacher, leave
those kids alone!” e
tenendo nascoste le mie inclinazioni canore, visto che non credo molti
avrebbero apprezzato il mio personale omaggio ai Pink Floyd ( Pank Effluvio ,
per la massa) , sono passata quasi ogni giorno a dare un’occhiata e posso affermare con fierezza che ci siamo
mostrati nella nostra parte migliore: dai ragazzi del turno notturno che si
sono improvvisati bidelli, a cui va attribuito il merito di aver tirato a lucido l’istituto, in modo tale
da creare una sensazione di sincero stupore
il mattino dopo per una pulizia che non vedevamo da anni, dalle varie
attività che si sono tenute il pomeriggio, i tornei, la partite e libertà
varie. Tutto si è svolto nel clima di più completa legalità, e io non mi aspettavo di meno.
Tutto il mio sostegno va ai tizzi che si sono assiderati
durante il turno notturno e la mia stima va a un tizio che ha avuto la geniale
idea di accamparsi nell’atrio,letteralmente, corredato di tenda da campeggio e
tutto il necessario. God bless you …
Sono stati giorni di tumulto, non solo nella nostra piccola
cittadina dimenticata da Dio, ma in tutta la penisola a cominciare da
iniziative che partono come deboli fiammelle
isolate e poi acquistano sempre maggiore importanza:diversi istituti che
si mobilitano, alla fine ognuno per combattere la sua piccola battaglia personale, chi come noi ha
bisogno d’aule, chi smania per fondi mancanti e chi mette su una bella storia
tanto per perdere giorni di lezione … e perché no? Siamo studenti, in fondo.
E non c’è forza maggiore di questa: una parvenza di unità.
Resta il fatto che tutto questo mi fa gioire e sperare, non
ho mai visto un’adesione come quella che c’è stata nei giorni passati, forse
nel Segrè per la prima volta si stanno inseguendo obiettivi concreti, reali,
ben lontani dalla belle favolette che ci
propinavano gli anni passati per zittirci, e vedremo col tempo se semplicemente si è trattato di un episodio
isolato o se veramente costruiremo qualcosa di buono.
Per una volta in quattro anni, sono fiera del mio istituto.
Certo, l’adesione generale a
simili iniziative è lontana, ma voglio credere che vi sarà una maggiore capacità di giudizio, unita alla consapevolezza delle prese in giro
e il voler dimostrare che non siamo semplice creta nella mani delle
istituzioni, ma persone dotate di raziocinio e comprensione, la capacità di
dimostrare che possiamo fare qualcosa, ovvero la differenza. Parlo soprattutto
per coloro , che temono ripercussioni scolastiche: senza simili iniziative,
senza fuochi di speranza, non ci sarà più un modo di venir rimproverati ,
perché non ci sarà più istruzione, o almeno qualcosa che sia degno di essere
definita tale!
Per questo occupiamo
la scuola, il mondo, occupiamo le menti,
occupiamo le classi e infine, se necessario, “occupiamo il paradiso!”
Ps. In tutto ciò, le facce smarrite di alcuni professori ,
che vagavano in giro, con aria persa, senza sapere cosa fare,erano impagabili!
Castaldo Fabiola
Resta l'amarezza per un'opera "fatta a metà", un lavoro non perpetuato che avrebbe concesso un autentico slancio al nostro Liceo.
RispondiEliminaTanti complimenti a tutti coloro che hanno contribuito, ma non si possono terminare stati come questi senza ottenere nulla di veramente concreto, se non una ritrovata fiducia nelle potenzialità di ogni componente (fattore, questo, in ogni caso necessario e sacro direi).